Il Governo colpisce ancora, e impugna la legge sulla funeraria della Regione Puglia

CI RICENNO (CI SONO ANCORA),
SI DICEVA A FIRENZE PER I BOMBARDAMENTI ALLA FINE DELLA GUERRA
OGGI LO SI DICE QUANDO IL GOVERNO IMPUGNA DI NUOVO
UNA LEGGE REGIONALE SULLA FUNERARIA

Lettera aperta al Ministro Boccia

 

Caro Ministro Boccia, anche Lei, come la Ministra Erika Stefani del passato Governo giallo verde, ci ha abituati al frequente ritorno di un ripetitivo intervento: impugnare sempre ed in ogni caso le leggi che le regioni varano sulla funeraria. Sembra quasi una gara a chi ne impugna di più, evidentemente per fare contenti i numerosi avvocati che si dovranno occupare della materia.

Colpisce la puntualità degli interventi: ormai nel settore si aprono le scommesse su quanto tempo possa passare prima dell’impugnativa da parte del Governo sia che si tratti di una legge nuova, l’ultima della Regione Sicilia, sia che si tratti, invece, di aggiornamenti di disposizioni varate nel primo decennio del secolo, come si è verificato per la Regione Puglia poche settimane addietro.

Noi, poveri e comuni mortali, stentiamo a farcene una ragione soprattutto dopo il pronunciamento della Suprema Corte, pochi mesi addietro, nel giudizio in merito alla Legge, rinnovata ed aggiornata dopo 15 anni di vigenza, della Regione Lombardia perché, a fronte del giudizio pronunciato, consideriamo i ricorsi, pardon le impugnative, atti di puro masochismo.

Quando la Corte scrive tra le altre cose:

Va al riguardo rilevato che il suddetto regolamento di polizia mortuaria, emanato ai sensi dell’art. 358 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265 (Approvazione del testo unico delle leggi sanitarie), rientra, di per sé, tra le fonti normative secondarie cui, in quanto tali, «è inibita in radice la possibilità di vincolare l’esercizio della potestà legislativa regionale o di incidere su disposizioni regionali preesistenti (sentenza n. 22 del 2003); e neppure i principî di sussidiarietà e adeguatezza possono conferire ai regolamenti statali una capacità che è estranea al loro valore, quella cioè di modificare gli ordinamenti regionali a livello primario» (sentenza n. 303 del 2003). Le norme regolamentari, infatti, non possono essere ascritte «all’area dei principi fondamentali» delle materie concorrenti, «in quanto la fonte regolamentare, anche in forza di quanto previsto dall’art. 117, sesto comma, Cost., sarebbe comunque inidonea a porre detti principi» (sentenza n. 92 del 2011) e, quindi, a vincolare il legislatore regionale (sentenza n. 162 del 2004);

quando, cioè, la Corte respinge le impugnative con queste motivazioni non ci sembra possano sussistere ragionevoli motivazioni per perseverare in modo diabolico nell’errore.
Ma evidentemente i percorsi della mente umana e dei governanti sono contorti ed imperscrutabili.

Attenderemo con curiosità i pronunciamenti della Suprema Corte sulle leggi della Sicilia e della Puglia impugnate ma due considerazioni, signor Ministro, gliele poniamo.

Se, come sembra, le forze politiche che hanno governato il bel Paese negli ultimi anni, forze che rappresentano la grande maggioranza del Paese (M5S, Lega e PD), non condividono la modifica del Capo V della Costituzione, approvata con il referendum del 2001, affrontino il problema di riportare le Regioni all’ordine modificando, di nuovo, la Costituzione in senso inverso in modo chiaro ed aperto.

Se così non è, caro Ministro, faccia sentire la sua voce e quella del Governo per garantire al Paese una legge adeguata alle necessità dell’oggi superando quel rottame di Regolamento nazionale che è il DPR 285/90, vecchio di 30 anni, e faccia qualcosa che ci permetta di non leggere più, nelle impugnative del Governo, affermazioni quali “si tratta di interventi che rispondono positivamente alle nuove necessità ma non sono di loro (Regioni) competenza”.

Oltre 600.000 famiglie, ogni anno colpite da un lutto, debbono aspettare che arrivi questa araba fenice di legge nazionale per vedere soddisfatti elementari desideri nel momento dell’addio al proprio caro?

In Parlamento, in Commissione sanità della Camera, è aperta la discussione su una ipotesi di legge per il settore; sarebbe grave se neppure in questa legislatura non si riuscisse ad approvare una norma dopo 20 anni di tentativi infruttuosi. Ministro faccia qualcosa per il raggiungimento di questo risultato.

CARONTE