Sottoscritto il rinnovo del CCNL di settore: il futuro del funebre è la crescente dequalificazione professionale?
Il 20 maggio u. s. è stato sottoscritto il rinnovo del contratto di lavoro per il personale dipendente da imprese esercenti l’attività funebre scaduto in data 31 dicembre 2024 tra FENIOF/Confcommercio e i tre sindacati dei lavoratori CGIL, CISL e UIL TRASPORTI.
Il nuovo contratto, con durata quadriennale, scadrà il prossimo 31 dicembre 2028.
Si tratta di un fatto sicuramente molto rilevante perché, anche se non universalmente riconosciuto a causa dell’esistenza di altri contratti collettivi nazionali per il nostro settore, dovrebbe guidare le relazioni più diffuse, all’interno della funeraria italiana, tra datori di lavoro e dipendenti.
Non essendo stati coinvolti minimamente, né da FENIOF né dalle sigle sindacali firmatarie, al di là di verbalmente proclamate “volontà unitarie”, registriamo e recepiamo gli elementi proclamati come più rilevanti.
- RELAZIONI SINDACALI: confermati i due livelli di contrattazione, nazionale (firma del contratto) e territoriale (sulla carta ma fino ad oggi raro e fantomatico)
- PARITÀ UOMO-DONNA NEL LAVORO… e ci mancherebbe!
- CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO da 12 a 36 mesi con specifiche motivazioni e causali.
- AUMENTI SALARIALI che scaglionati nell’arco dei 4 anni comporteranno aumenti che vanno da € 308 a € 177.
- INQUADRAMENTO DEL PERSONALE con introduzione dei “paria” del settore funebre: su richiesta padronale, leggi di FENIOF, è stato inserito un nuovo profilo professionale, i “movimentatori manuali del feretro sigillato per i quali non è prevista una particolare preparazione e formazione specifica” che, ci chiarisce FENIOF, “permetterà alle imprese di fare ricorso a lavoratori per i quali non è prevista appunto un’apposita formazione specifica”. I nuovi “necrofori”, quelli, cioè che “portano i morti” saranno i nuovi “paria” del settore: personale addetto senza formazione di sorta e, perciò stesso, senza possibilità di fuoriuscita dalla condizione di “paria”. Ogni tanto impariamo qualcosa anche dall’India.
Eravamo, e rimaniamo convinti che l’evoluzione del settore, con gli investimenti realizzati e con la crescita professionale generalizzata nel corso degli ultimi 20 anni, anche per merito delle leggi regionali varate in questi decenni, avesse collocato la “formazione” degli addetti, di tutti gli addetti, ed articolata sulle funzioni, in una posizione indiscutibile nella complessiva esigenza di rinnovamento e crescita del settore. Scopriamo, invece, che proprio da chi dovrebbe guidare questo trend alla crescita, i rappresentanti della categoria, non si guarda più in avanti ma ci si rifugia nel passato forse per risparmiare due lire. Ritorneremo ai trasporti funebri svolti dai “facchini” delle cooperative degli ortomercati: altro che necrofori con i guanti e con comportamenti studiati per il massimo rispetto alle famiglie dolenti!
E, quel che più colpisce, si tratta del personale che rappresenta il punto di contatto più corposo, significativo e di maggiore durata tra operatore funebre e famiglie dolente ed amici al seguito: proprio questo personale dovrebbe rappresentare la liaison tra i due mondi, la domanda e l’offerta, la famiglia dolente e l’operatore funebre.
Senza entrare nel merito dell’azione dei rappresentanti dei lavoratori che, mentre occupano la tangenziale per protestare contro stipendi “da fame” di € 1.500, sottoscrivono un contratto che introduce una nuova figura, i paria del settore, con un salario lordo di uguali € 1.500, la sottoscrizione della piattaforma per il rinnovo contrattuale sembra, di fatto, un diretto attacco frontale a tutte le leggi regionali approvate nel corso degli ultimi decenni. Non sfugge, infatti, che tutte le leggi regionali rendono obbligatori i “requisiti professionali”, differenziati per funzioni svolte, per tutti gli addetti impegnati nelle attività funebri, dai “direttori tecnici/addetti alla trattazione degli affari”, agli “addetti al trasporto funebre” fino ai “necrofori” che, come dice la parola stessa, sono coloro che “portano il morto”.
È la prima volta, a nostra conoscenza, che un contratto di lavoro contrasta platealmente e si oppone a precise e specifiche disposizioni di legge; e passi che proprio nella regione più vicina al pensiero e alle proposte di Feniof, la Regione Campania, sulla formazione professionale obbligatoria non si scherzava: per i necrofori si prevedevano 400 ore di formazione e per i direttori tecnici ben 600 ore.
Forse abbiamo perso qualche passaggio e non ci rendiamo conto del sostanziale avvicinamento di Feniof ad ANIFA, che considera l’attività funebre una banalissima attività commerciale senza alcun requisito garante di serietà e regolarità e non un’attività di interesse generale inquadrata, appunto, nel settore sanitario.
Caronte