Dalla Cina i “ghost bot”, l’IA che “resuscita” le persone dentro ai computer

La Cina è qualcosa di molto distante dalla idea un po’ stereotipata probabilmente ancora molto diffusa e, nella vastità del suo territorio unisce elementi rurali a una realtà proiettata nel futuro forse oltre lo standard occidentale.

Un aspetto di questa “diversità” è il fenomeno dei “ghost bot”, sistemi di intelligenza artificiale utilizzati per creare degli avatar di persone morte, strumenti in grado di interagire con gli utilizzatori e di riempire artificialmente il vuoto lasciato da una scomparsa che non si riesce a elaborare.

Un caso recente è quello di Bao Xiaobo, cantante e attore della provincia di Taiwan, che ha recentemente fatto notizia per aver utilizzato l’intelligenza artificiale per creare una rappresentazione digitale della sua defunta figlia, morta nel 2021 all’età di 22 anni a causa di una rara malattia del sangue.

Lottando per venire a patti con la sua morte prematura, Bao nel luglio 2022 si è rivolto al suo amico Liu Yan per chiedere sostegno. Liu, fondatore della piattaforma di live streaming 6.cn e abile sviluppatore di idoli virtuali, è stato contattato dal cantante e attore con il desiderio di creare un’incarnazione digitale di sua figlia.

Due mesi dopo, Liu ha ideato un piano per creare un essere umano digitale: una rappresentazione 3D generata dal computer di una persona che può essere animata per imitare i movimenti e i comportamenti di un individuo reale all’interno di un ambiente virtuale.

Con l’introduzione di ChatGPT, un sistema basato sull’intelligenza artificiale che accetta domande e offre risposte attraverso il normale linguaggio quotidiano, questi “cloni digitali”, oltre ad avere le sembianze di persone scomparse, hanno fatto un salto di qualità.

ChatGPT, infatti, si basa su una famiglia di modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), ossia modelli di base addestrati su vasti set di dati per comprendere e generare linguaggio naturale e altre forme di contenuto.

A questa “intelligenza” è stato affiancato un lavoro di ricerca di registrazioni della voce della figlia di Bao, per consentire all’intelligenza artificiale ricreare con successo l’impronta vocale di sua figlia, una rappresentazione matematica dei distinti fattori anatomici e acustici che definiscono la voce di una persona e “parlare” quindi con una voce la più simile possibile a quella naturale della scomparsa.

La creazione di questi avatar pone poi la necessità di donare a questi simulacri una “memoria”: Bao ha conversato con il modello digitale mentre sua moglie ha fornito input come condividere il cibo preferito della figlia e a lori s’è unita la migliore amica d’infanzia.

Si tratta di un fenomeno sicuramente microscopico rispetto a oltre un miliardo e quattrocento milioni di abitanti, ma in crescita: Zhang Zewei, che gestisce uno studio di intelligenza artificiale a Nanchino, nella provincia di Jiangsu, ha completato più di 600 ordini per rianimare parenti defunti con l’aiuto dell’intelligenza artificiale dal 2022.

Zhang ha spiegato alla piattaforma di social media Yitiao che il suo studio utilizza principalmente l’elaborazione del linguaggio naturale, l’apprendimento profondo (un sottoinsieme dell’apprendimento automatico che impiega reti neurali artificiali a più livelli) e la tecnologia di clonazione vocale. La clonazione vocale prevede un sistema di deep learning che sintetizza le registrazioni vocali di un individuo per assomigliare molto all’originale.

Per creare avatar realistici, lo studio richiede foto, video, registrazioni e informazioni personali del defunto. Più dati ci sono, più realistico sarà l’avatar.

Per i clienti che cercano esperienze più interattive con gli avatar, lo studio può generare l’immagine e la voce della persona deceduta. Quindi utilizzano tecnologie di scambio di volti per consentire a uno psicologo di comunicare con i clienti tramite chat video, utilizzando l’aspetto e la voce della persona deceduta per un’interazione personalizzata.

Inizialmente, Zhang ha fornito questi servizi gratuitamente, ma a causa della crescente domanda ha introdotto servizi a pagamento per garantire la sostenibilità dello studio. Il servizio ha un prezzo compreso tra diverse migliaia e 10.000 yuan (1.391 dollari).

Zhang ha inoltre detto a Jimu News che la sua squadra aveva ricevuto oltre 1.500 ordini per la resurrezione dell’IA, ma ne aveva completati solo più di 600. La ragione principale di questo arretrato è solitamente l’insufficienza dei dati forniti dai clienti.

I problemi di una realtà in crescita

Sebbene la “resurrezione” attraverso l’IA possa fornire un po’ di conforto ai cari del defunto, si teme che la dipendenza dalle repliche dell’IA possa ostacolare il naturale processo di elaborazione del lutto impedendo alle persone di affrontare pienamente la loro perdita.

Inoltre, un commento pubblicato il 1° marzo sul portale di notizie Redcn.net ha evidenziato l’urgente necessità di affrontare le questioni etiche e le implicazioni legali della resurrezione dell’IA.

Una delle principali preoccupazioni è la possibilità che le persone diventino dipendenti dalle esperienze virtuali, allontanandosi dalla realtà. Inoltre, sorgono domande riguardanti la proprietà dei dati nella resurrezione dell’IA: i vivi dovrebbero avere il diritto di “resuscitare” o addirittura manipolare i dati dei defunti?

E poi si teme che gli esseri umani digitali prodotti attraverso la resurrezione dell’intelligenza artificiale possano essere sfruttati per scopi fraudolenti.

Zhang ha spiegato a Yitiao che il suo studio segue un protocollo che prevede di informarsi sull’uso previsto dell’essere umano digitale prima di accettare un ordine. A causa dell’assenza di standard di settore o quadri normativi stabiliti, lo studio firma un contratto con i clienti. Questo documento afferma esplicitamente che gli esseri umani digitali non saranno utilizzati per scopi illegali, mitigando le potenziali responsabilità legali.

Nella sua intervista con Jimu News, Zhang ha espresso la sua sorpresa per la vasta richiesta di “resurrezione dell’IA”. Immagina un futuro in cui le persone possano creare repliche digitali di sé stesse per fornire compagnia ai propri cari dopo la loro scomparsa.

Ha rivelato i piani del suo studio di lanciare un servizio per generare esseri umani digitali per i vivi, consentendo ai clienti di caricare i propri dati personali per creare la propria controparte digitale. Soprannominato “il piano dell’immortalità digitale” da Zhang, questo servizio mira a consentire alle persone di lasciarsi alle spalle una presenza eterna nel mondo reale.

Gli esperti affermano che i ghost bot possono offrire conforto, ma avvertono che sono necessarie ulteriori ricerche per comprenderne le implicazioni psicologiche ed etiche.

Inoltre, l’incapacità delle persone morte di acconsentire può anche sollevare questioni etiche, dicono; «Cosa succede se fanno cose che ‘contaminano’ la memoria della persona che dovrebbero rappresentare?» si è chiesto Tal Morse, ricercatore in visita presso il Centro per la Morte e la Società dell’Università britannica di Bath.

Ognuno potrà fare le riflessioni più diverse, legate alla propria esperienza di vita e alla propria visione del mondo terreno e spirituale dell’uomo, non possiamo però negare come la tecnologia offra strumenti sempre più sofisticati, che cambiano non solo il mondo fisico ma anche la nostra cultura, e gli esseri umani usano la tecnologia per scopi sempre più ampi, forse addossando alle macchine un ruolo che non possono rivestire, come in questo caso, in cui si chiede a dei computer di lenire il dolore per la morte di una persona cara.

 

 

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