TAR Veneto rimette a Corte Giustizia Europea valutazione sulla possibilità di demandare a terzi la conservazione domiciliare delle urne cinerarie.

In gioco i cimiteri privati per le urne ceneri o le “chiese cimiteriali” di cui parlano sempre più spesso i documenti della Chiesa Cattolica e delle sedi Arcivescovili.

Il Tar Venezia, con l’ordinanza 31 maggio 2017, n. 543, ha rimesso alla Corte di giustizia dell’Unione europea la compatibilità alle norme Ue del Regolamento del servizi cimiteriali del Comune di Padova nella parte in cui dispone che «non è in nessun caso consentito all’affidatario demandare a terzi la conservazione dell’urna cineraria». Per il TAR Veneto deve essere rimessa alla Corte di giustizia dell’Unione europea la valutazione se gli articoli 49 e 56 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea debbano essere interpretati nel senso che ostano all’applicazione delle seguenti disposizioni dell’articolo 52 del Regolamento dei servizi cimiteriali del Comune di Padova: «Non è in nessun caso consentito all’affidatario demandare a terzi la conservazione dell’urna cineraria. Tale divieto vale anche in caso di espressa volontà manifestata in vita dal defunto (comma terzo). È fatto obbligo di conservare l’urna esclusivamente presso l’abitazione dell’affidatario (comma quarto). In nessun caso la conservazione di urne cinerarie può avere finalità lucrative e pertanto non sono ammesse attività economiche che abbiano ad oggetto, anche non esclusivo, la conservazione di urne cinerarie a qualsiasi titolo e per qualsiasi durata temporale. Tale divieto vale anche in caso di espressa volontà manifestata in vita dal defunto (comma decimo)».

Si tratta di tema antico, anche nell’ipotesi di nuovo Regolamento del 2001, Ministro il prof. Sirchia, si ipotizzava il recupero di edifici all’interno del tessuto urbano per accogliere ceneri ed ossa e permettere di avvicinare tali resti mortali al culto delle persone anziane, ecc., tema, del resto, trattato ed ammesso anche dalla recente legge del Friuli.

Non sono in gioco, come qualcuno si sbraccia a sostenere, i “valori fondanti del convivere civile”, né la nascita dei “cimiteri degli amici” contro i “cimiteri degli altri”; esperienze di “cimiteri confessionali” sono presenti nel nostro paese (si pensi al “cimitero degli inglesi” di Firenze realizzato dalla comunità protestante). Sicuramente siamo di fronte a trasformazioni profonde dei costumi e della sensibilità sociale che debbono essere affrontati in una dimensione più vasta.

Bene ha fatto il TAR Veneto a coinvolgere la Corte di Giustizia per superare la dimensione domestica in una società multiculturale come è quella europea.