Ancora scandali a Roma… cosa fare?

Alcuni giorni addietro un importante giornale romano, Il Messaggero, ha riportato le angosciate parole di un cittadino truffato in modo orrendo nel trattamento dei resti mortali della propria madre. Il giornale racconta che dopo il decesso della signora, il 15 maggio 2019, si sarebbe atteso fino al 26 dicembre, a detta di un operatore funebre mascalzone, per procedere alla cremazione: altro che code e ingolfamento…

L’urna è stata consegnata alla famiglia il 27 dicembre ed è stata deposta presso la tomba del marito al Verano, forse il più importante cimitero italiano. Sono commoventi le parole di ossequio e di affetto, virgolettate dal giornale, espresse da quest’uomo nei confronti delle ceneri della madre.

Poi l’amara sorpresa svelata da una comunicazione del gestore del cimitero “Prima Porta”, sede del crematorio, cioè di AMA: la madre non è stata cremata, ma sepolta perché chi di dovere non ha adempiuto agli obblighi (il pagamento) connessi alla cremazione; ne consegue che dentro l’urna non vi erano le ceneri, ma terra. E questa amara sorpresa si conferma prelevando l’urna dalla tomba dove era stata deposta. Fin qui la cruda cronaca del giornale.

Scandali sulle cremazioni se ne sono visti diversi, nel nostro Paese, l’ultimo a Biella, ma così ingegnosi ed articolati, mai.

Ci auguriamo che le indagini chiariscano in fretta ogni aspetto di questa tormentata vicenda e assicurino alla giustizia i responsabili, in primis l’operatore funebre, di questa odiosissima truffa.

Vogliamo anche rassicurare la pubblica opinione che le regole che disciplinano il trattamento dei defunti, dal momento della morte alla collocazione finale nel cimitero, emanate dallo Stato Italiano sono tali da evitare questi “scandali”, non si spiegherebbe altrimenti le tasse di cremazione, inumazione ecc. ecc. in capo ai cittadini romani pagate regolarmente dalla stragrande maggioranza delle imprese funebri romane e laziali che svolgono quotidianamente un lavoro serio, professionale e soprattutto tempestivo! Consegnando alle famiglie dolenti tutti gli adempimenti assolti.

Rimane da capire chi abbia armato la mano di questi mascalzoni?

Come si può verificare che una salma rimanga in sosta per ben sette mesi in camera mortuaria attendendo la propria cremazione, senza tutele igienico sanitarie applicate al feretro, avvallando così la realizzazione pratiche illecite di questi mascalzoni?

Per poi inumarla avvisando i familiari solo ad inumazione effettuata con la richiesta della tassa di inumazione.

Se oltretutto la tumulazione dell’urna fosse avvenuta con modalità “autonoma”, deduciamo che da questi ed altri fatti di cronaca recente, chiunque possa accedere nei cimiteri capitolini gestiti da AMA, facendo ciò che vuole in barba ad ogni possibile regolamento ed eludendo qualsivoglia controllo.

Fa piacere che AMA spa offra la propria collaborazione alle indagini; vogliamo sperare che lo faccia con il primario obiettivo di fare finalmente pulizia, in primis, al proprio interno!

Altro capitolo spinoso riguarda le Federazioni di settore delle imprese funebri virtuose, le quali sono quindici anni che richiedono a gran voce a Regione Lazio, una legge regionale che regolamenti il settore funerario e tuteli le famiglie introducendo requisiti necessari e doverosi per esercitare questa delicata professione.

Abbiamo fatto lunghe anticamere, promesse vane e perdite di tempo lasciando il Lazio come ultima regione d’Italia priva di normativa funeraria. Condizione abbastanza imbarazzante.

Ai cittadini romani, vittime impotenti ed inconsapevoli di questi soprusi, diciamo non tanto di stare attenti prima di affidare i propri cari al primo operatore funebre che si presenta, ma, piuttosto, di richiedere le documentazioni del caso (ho pagato la cremazione… voglio la documentazione del comune… e via andando) perché gli operatori corretti, e sono per fortuna la grande maggioranza, sono i primi a praticare una corretta trasparenza. Quelli scorretti, purtroppo, cercheranno di nascondere tutto!