Cimiteri d’Italia: Arezzo e Grosseto

Il Cimitero Urbano di Arezzo

Protagonista dell’immagine che apre questo articolo, il Cimitero Urbano è la principale area cimiteriale del Comune di Arezzo, ed è situato a nord della Fortezza Medicea.

Il cimitero si compone di due nuclei: il primo, detto “Monumentale”, appartiene alla Fraternita dei Laici ed è composto da un impianto originario ottocentesco scenograficamente simmetrico; il secondo “Comunale”, attiguo in direzione nord-est, è di impianto moderno, dotato di una struttura principale risalente agli anni settanta.

Nella parte monumentale sono presenti sepolture e memorie di pregio, soprattutto all’interno degli emicicli, con opere di artisti per lo più toscani, come Amalia Duprè o Mario Moschi. Al centro del cimitero si trova un grande monumento ai Caduti, opera di Alessandro Lazzerini. Nel lato sinistro del cimitero, in direzione della fortezza medicea, è collocato inoltre una struttura a tronco di cono detta il “Calvario”, con tre ordini di loculi. Il cimitero ha inoltre una cappella detta del Suffragio.

Cimitero di Sansepolcro

Il cimitero di Sansepolcro è situato in viale Osimo, nella prima periferia nord della città, in una zona pedecollinare in lieve declivio. Le colline di confine tra Toscana e Umbria che circondano la città di Sansepolcro avvolgono il cimitero ricreando un anfiteatro naturale costituito da campi coltivati, ulivi, vigne e verdeggianti pendii boschivi.

La parte più antica e monumentale è quella a monte, con ingresso in Via dei Montefeltro. Questa zona si divide in quattro grandi campi di inumazione delimitati da blocchi di loculi e da cappelle gentilizie. Tra queste, quelle delle famiglie Buitoni e Lombezzi (dove si conserva una copia in gesso della Madonna delle Lacrime di Treviglio). Sotto il porticato che separa il primo dal secondo livello trovano spazio le sepolture dei protagonisti del Risorgimento locale.

Il nuovo cimitero di Sansepolcro, progettato nel 1997 dall’architetto Paolo Zermani, prevede di cingere parzialmente il vecchio cimitero ottocentesco posto fra la collina e la città, poco fuori da Porta Fiorentina. La collocazione del cimitero tra la città e la collina pone l’opera in un potenziale ruolo di mediazione tra il centro storico e il paesaggio.

Il nuovo cimitero si sviluppa su un tracciato rettangolare inglobando completamente sul fronte sud, parzialmente sul fronte nord, il cimitero esistente costruito, attraverso vari accrescimenti, dal 1800 ad oggi. Una maglia quadrata regola la disposizione dei nuovi corpi di fabbrica e dei campi di inumazione contenendo la rotazione del manufatto esistente. Il corpo perimetrale, costituito da una gradonata in mattoni, si adatta agli andamenti altimetrici che variano, dal lato est al lato ovest, di circa 10 metri lineari, ma riporta il livello di sommità della muratura ad un’unica quota.

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Urne al Sacrario degli Slavi di Sansepolcro

All’interno del cimitero è collocato il cosiddetto Sacrario degli Slavi, inaugurato il 15 dicembre 1973. Il Sacrario fu realizzato dal governo jugoslavo dietro progetto dello scultore Jovan Kratohvil. Ospita 446 urne zincate con i resti di altrettanti cittadini jugoslavi, provenienti da tutte le zone dello stato balcanico, ma in particolare modo dalla Slovenia e dalla Croazia, morti in Italia durante la detenzione nei campi di concentramento (160 dei quali morti a Renicci, nel comune di Anghiari) o nella lotta di Liberazione. L’area, oggetto di un curioso contenzioso tra alcune delle repubbliche ex jugoslave all’indomani del conflitto balcanico, secondo alcuni oggi appartiene alla Repubblica Slovena. Il Comune di Sansepolcro, che a partire dal 1991 si è occupato della manutenzione e conservazione della struttura, non ha mai espresso la propria opinione su quale entità politica successiva allo smembramento della Jugoslavia possa essere considerata come legittima referente relativamente alla sovranità sul Sacrario.

Cimitero della Misericordia di Grosseto

Si tratta del Cimitero Monumentale, nonché uno dei due principali camposanti della città.

A Grosseto esisteva dal 1766 un cimitero, comunemente definito “leopoldino” in quanto edificato per volere del granduca Pietro Leopoldo di Lorena, che era stato progettato da Leonardo Ximenes all’esterno delle mura medicee, fuori Porta Nuova, nell’area dove successivamente sarebbe sorta via Roma. Verso la metà del XIX secolo, tuttavia, il cimitero risultava in pessimo stato igienico-sanitario e si avvertì quindi la necessità di realizzarne uno nuovo, preferibilmente in un luogo ancora più decentrato.

Nel 1854 il priore Benedetto Pierini dell’Arciconfraternita della Misericordia di Grosseto mise a disposizione il terreno, situato poco più a nord lungo la vecchia via Aurelia in direzione di Montepescali, e fu quindi avviata la costruzione del nuovo cimitero con progetto di Enrico Ciampoli. Nel discorso cerimoniale della posa della prima pietra, il dottor Domenico Pizzetti ricordava le pessime condizioni del cimitero leopoldino, ormai «nello stato più meschino, il più abbietto che si possa vedere», esprimendo soddisfazione della possibilità di fornire nuova dignitosa sepoltura per le famiglie grossetane. I costi di realizzazione furono sostenuti dai membri della confraternita, con un contributo del granduca Leopoldo II in materiali da costruzione.

Nel 1857 fu promulgato un Regolamento organico con le direttive per ultimare la costruzione del cimitero. Nel Regolamento si legge: «sarebbe desiderabile che alcuni dei principali possidenti imitando il bello esempio di altre Città imprendessero a costruire in proprio delle Cappelle, nelle quali accomunare le ossa dei loro congiunti e a coadiuvare al tempo stesso una impresa che tanto onora il Pio Istituto e la Patria». Nel 1873 il cimitero non risultava ancora ultimato, ma si ha notizia della collocazione della «prima opera scultoria di quel funerario recinto», un medaglione di marmo raffigurante la signora Isolina Ademollo, scolpito da Giuseppe Domenico Felli.

Lo studioso Alfonso Ademollo descriveva il camposanto nel 1894 come «non del tutto ancora terminato, con cappelle per sepolture di stile gotico dei primi tempi del cristianesimo, nel quale si ammirano varie opere scultorie in busti e medaglioni di lavoro forbito di scultori moderni viventi, quali il Sarrocchi di Siena, il Felli di Terrarossa di Casal di Pari e di altri». In quegli anni, infatti, sempre più famiglie benestanti della città avevano scelto di decorare le proprie sepolture con sculture, o di realizzare cappelle e edicole monumentali, e nell’ambiente artistico grossetano, prima di allora pressoché inesistente, iniziò a maturare un vivace interesse verso le committenze artistiche funerarie, grazie all’influenza di scultori della scuola senese, come Tito Sarrocchi e Fulvio Corsini, e l’affermazione di scultori locali come Lorenzo Porciatti o i fratelli Pasquali, permettendo anche agli esordienti di trovare le prime opportunità di lavoro e per farsi conoscere.

Nella prima metà del XX secolo, il camposanto subì una serie di ampliamenti e vennero completati tutti i lotti per l’edificazione delle cappelle. In seguito alla significativa urbanizzazione di Grosseto, il cimitero si è ritrovato da una posizione periferica ad inglobato nel tessuto urbano del centro città nei pressi della stazione ferroviaria.

Cimitero ebraico di Pitigliano

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veduta del Cimitero Ebraico di Pitigliano

Il cimitero ebraico di Pitigliano (Grosseto) è uno spazio cimiteriale ubicato su un piccolo pianoro tufaceo che si eleva ai piedi sud-orientali della più elevata rupe sulla quale sorge il centro storico cittadino. La sua posizione domina uno dei tornanti della strada statale 74 Maremmana che immettono nel centro abitato provenendo da Manciano.

Il cimitero fu costruito nel corso della seconda metà del Cinquecento come luogo di sepoltura per gli appartenenti alla comunità ebraica di Pitigliano, da sempre piuttosto numerosa e ben integrata nel tessuto sociale della cittadina dell’Area del Tufo.

La costruzione del cimitero fu voluta Niccolò IV Orsini, che inizialmente donò al suo medico la corrispondente area per poter costruire la tomba ove potesse essere sepolta la moglie di religione ebraica. In seguito, fu autorizzata la realizzazione di un vero e proprio spazio cimiteriale in questa sede, per poter dare all’intera comunità ebraica pitiglianese uno spazio in cui poter seppellire i propri cari.

L’origine del cimitero ebraico di Pitigliano gettò le basi per la costruzione della Sinagoga all’interno delle mura cittadine: il tempio venne infatti realizzato nel corso dell’ultimo decennio del XVI secolo.