Roma: ancora cronache giornalistiche sul “caro estinto”

 

Le cronache giornalistiche di questi giorni ci ricordano che, dopo lunghe indagini, si avvia la fase conclusiva di una vicenda, nota agli addetti ed all’opinione pubblica, sul mercato dei funerali che ha coinvolto varie strutture sanitarie, S. Camillo, CTO, Sandro Pertini, Sant’Eugenio, per citare i più noti, e numerose persone interne ed esterne, operatori funebri, alle strutture sanitarie: il 12 febbraio 2019 si aprirà il processo dopo l’udienza preliminare.

Potremmo riprendere le tante considerazioni espresse nel passato su queste vicende, che tanto danno arrecano al settore ed all’intera categoria, e riprendere i ragionamenti sulla più o meno grande notorietà dei soggetti interessati. Lo abbiamo già fatto e non abbiamo niente da aggiungere alle cose più volte sottolineate.

Tempi lunghi, troppo lunghi: questa è la prima riflessione che vogliamo sottolineare.

La Giustizia, che prima o poi arriva, quasi sempre, con questi tempi “infiniti” perde il valore dell’esempio, dell’ammonimento, dell’insegnamento e concreto invito a non seguire le strade sbagliate e, ancor peggio, perde la possibilità di bloccare chi è nell’errore in tempi accettabili dalla pubblica opinione. Troppo spesso si conferma la durata di servizi in appalto, o simili, in attesa di una sentenza definitiva che arriverà quando i fuochi sono già spenti da tempo e per estinzione naturale.

La seconda riflessione necessaria ci deve portare a valutare il rapporto tra questi fenomeni e la situazione normativa della Regione Lazio.

Nella Regione che vede la presenza della città più popolosa d’Italia, Roma, con oltre 2.500.000 abitanti ed oltre 30.000 decessi frutto anche dell’attrazione delle strutture sanitarie ed ospedaliere romane, la funeraria è governata dal vecchio e superatissimo Regolamento Nazionale di Polizia Mortuaria, il DPR 285/90. Non è un caso, lo abbiamo sottolineato e tutti ne sono a conoscenza, che una nota sentenza del Consiglio di Stato del 2013 vieta, a causa dell’assenza di una specifica legge, l’esclusione degli operatori funebri dalla partecipazione ai bandi di gara per la gestione delle Camere Mortuarie ospedaliere.

Non solo, l’assenza di una legge regionale (Lazio e Sicilia sono le sole regioni senza la legge per il settore) ha, di fatto, impedito un riesame da parte dei Comuni sulle autorizzazioni ad esercitare questa attività e sulla regolarità delle medesime, come invece si è verificato nelle regioni che hanno legiferato sulla materia. Allora, al Governatore Zingaretti, che pure aveva promesso, nella passata legislatura, di affrontare il problema ed approvare una legge in proposito, vogliamo rivolgere un appello: pur curando il gravoso impegno della gara alla Segreteria del PD, veda di trovare anche qualche minuto per pensare ai problemi del settore funebre nel Lazio ed a Roma, città che vede oltre 600 operatori funebri, ed operare per dotare anche la sua Regione di una legge idonea a risolvere i problemi della funeraria.

Siamo convinti che quella filosofia, un po’ andreottiana, “il tempo risolve le questioni”, non è valida, almeno per il settore funebre, anzi… più il tempo passa più si incancreniscono i problemi e più difficile diventa la loro soluzione.