Ospedale San Raffaele: dall’inizio dell’emergenza in prima linea

È necessario e doveroso evidenziare come l’Ospedale San Raffaele di Milano abbia risolto il grosso problema riferito alla permanenza di deceduti all’interno delle sue camere mortuarie, senza un particolare impegno di risorse economiche, ma ricorrendo a soluzioni ingegnose e concrete, con l’obiettivo di garantire la massima attenzione al paziente deceduto e ai suoi familiari.

Sappiamo che, dall’insorgenza della pandemia da SARS CoV2, quasi tutte le strutture sanitarie sono state sottoposte ad uno stress test al limite delle loro capacità operative e strutturali.

Molte mortuarie hanno ospitato decine e decine di feretri, come abbiamo ben impresso nella nostra memoria, dalle immagini provenienti da Bergamo e da quella tanto decorosa quanto lacerante colonna di mezzi militari.

Strutture milanesi, come il Niguarda, sono persino ricorse all’utilizzo delle proprie cappelle per far degnamente sostare le troppe casse in attesa di essere trasferite alla loro destinazione finale.

Dall’osservazione di queste impegnative situazioni nasce l’idea tanto semplice quanto efficace del Dottor Paolo Mandelli, Responsabile della Medicina Legale e del Servizio Mortuario dell’Ospedale San Raffaele di Milano, medico da sempre attento alla corretta gestione del Servizio Mortuario dell’Ospedale San Raffaele, che conta 12 celle di conservazione, 10 postazioni di osservazione per le salme e 6 camere ardenti, da cui le imprese milanesi quotidianamente eseguono le partenze dei defunti.

 

Il San Raffaele dall’inizio dell’emergenza è stato in prima linea.

Innanzitutto, grazie alla raccolta fondi avviata dal cantante Fedez e dalla moglie Chiara Ferragni, per aumentare la propria capacità ricettiva ha realizzato due terapie intensive da 14 e 10 posti letto, convertendo le tensostrutture del campus sportivo universitario, che prima ospitavano un campo da calcetto e un campo da basket.

Questa scelta coraggiosa e necessaria per la cura della popolazione, assieme al complessivo potenziamento dei posti letto di terapia intensiva dell’Ospedale, ha determinato un rilevante incremento di presenze contemporanee di pazienti critici ospedalizzati dalla quale, purtroppo, è risultato un netto incremento del numero di pazienti che, a causa della particolare virulenza della malattia, sono deceduti nonostante le cure intensive somministrate.

Per cercare di “governare” la pressione dei decessi sul Servizio Mortuario ospedaliero che, nonostante la sua notevole recettività, ha registrato un aumento dei defunti pari al 49,2% rispetto al medesimo periodo di riferimento del 2019 (3 marzo – 21 aprile), sono stati noleggiati, con una spesa assai contenuta, due container termici dotati di impianto di refrigerazione, alimentati con comune corrente elettrica industriale capaci di operare garantendo il mantenimento di una temperatura interna di +4° C, che normalmente vengono utilizzati nelle tratte marittime per il trasporto di derrate deperibili.

Questi container riescono ad accogliere ciascuno 12/15 barelle con piatti o fino a 20 feretri e sono stati collocati strategicamente il primo nelle immediate adiacenze del Servizio Mortuario centrale, ed il secondo all’interno del complesso della nuova terapia intensiva “da campo”; ambedue i container sono connessi ai Servizi con una copertura tanto essenziale, quanto funzionale, creando uno spazio dedicato nel quale è possibile eseguire 3 o 4 incassamenti contemporaneamente, nel pieno rispetto della riservatezza e della dignità dei dolenti che vi volessero assistere.

In pratica è stata creata dal nulla una mortuaria bis nella quale il corpo può essere tempestivamente gestito in modo ottimale dopo l’esecuzione del tanatogramma, effettuato direttamente al letto, e la valutazione del necroscopo.

Egli può, ove necessario, disporre l’incassamento immediato del cadavere, in accordo con l’impresa individuata dai famigliari, ed il suo successivo deposito che comunque avviene in un ambiente che garantisce le migliori condizioni di conservazione ed alla presenza dei familiari che desiderano salutare per l’ultima volta il loro caro.

Mantenere la continuità dell’alto standard operativo, anche in condizioni eccezionali, senza mai dimenticare la possibilità di garantire ai dolenti il saluto al proprio caro, nelle migliori condizioni di sicurezza e conservazione è l’obiettivo perseguito e raggiunto.

“Garantire il massimo rispetto e la massima cura del paziente, anche quando deceduto, è parte della nostra mission di “raffaeliani”. È un impegno che sentiamo ancora più cogente in questo eccezionale frangente, nel quale le persone si trovano assai di frequente a morire da sole. È necessario garantire ai familiari di questi pazienti la presenza di setting, anche ambientali, che non peggiorino il loro trauma ma che, nel limite del possibile, aiutino correttamente ad elaborare ed a superare il lutto.” (Dott. Paolo Mandelli).

Complimenti e ringraziamenti, da parte di tutti noi di Federcofit, vanno a tutto il comparto sanitario sia pubblico che privato, per l’abnegazione e la capacità esercitata quotidianamente per affrontare questo tanto invisibile quanto inesorabile nemico.

Naturalmente un particolare attestato di stima e ringraziamento a tutta l’equipe sanitaria e amministrativa dell’Ospedale San Raffaele, e nello specifico a quella guidata dal Dott. Paolo Mandelli e dal suo collaboratore Paolo Pecchio e da tutti gli altri operatori del Servizio, per averci dedicato un po’ del loro prezioso tempo.

Riccardo Salvalaggio
Segretario Nazionale Feder.Co.F.It.