Verso una nuova stagione di convergenze e non di difesa dei vecchi personalismi

Il periodo che stiamo attraversando, almeno per quanto riguarda le problematiche del settore funerario, dovrebbe suggerire a tutti alcune riflessioni e conseguenti comportamenti, anche per non disperdere quel poco o quel tanto che ognuno, dal proprio punto di vista, ha fatto.

Da un lato, in termini, ormai, oggettivi ed al di là di ogni ragionevole dubbio siamo di fronte al blocco definitivo di ogni ipotesi di legge nazionale nel corso della presente legislatura.

Dall’altro, ed in qualche modo conseguente a questo, si deve constatare il fallimento di una logica di imposizione dirigista priva di un consenso sufficientemente largo propugnata da più parti negli ultimi anni ed il fallimento di ogni approccio “arrogante” ai temi della riforma del settore. Quante volte ci veniva detto: “arrendetevi …!” illudendosi, non si sa per quale remota ed oscura ragione, di avere il risultato in tasca.

Evidentemente quando non sono in gioco interessi “prioritari” di chi governa, chiunque esso sia, la politica non è disposta a pagare prezzi, né, quindi a procedere in assenza di un consenso largo e significativo. La storia si ripete, oggi come per la vecchia proposta “Sirchia”: il potere di veto ha un peso significativo tanto più quando è sorretto da oggettive e condivisibili ragioni.

Forse riprendere la logica del trapassato Consiglio Nazionale della Funeraria da noi proposto a suo tempo, peraltro senza fortuna, potrebbe rappresentare una scelta di grande saggezza: la logica, cioè, del confronto e della ricerca delle soluzioni più condivise possibili dalle rappresentative più significative del settore. Non vogliamo riproporre uno strumento osteggiato e contrastato anche con la strumentalizzazione più bieca, e stupida, vogliamo semplicemente sollecitare un metodo che potrebbe essere utile, ed in qualche modo già ripreso concretamente, su capitoli aperti, forse non risolutivi, ma sicuramente utili, nelle varie regioni.

Si tratta di un terreno obbligato, al di là di ogni astratta filosofia sul valore delle disposizioni regionali.

Ci sono, ne dobbiamo prendere atto, e richiedono elaborazioni e definizioni di ipotesi specifiche, casi concreti, e sempre più urgenti, da affrontare o da portare a compimento in varie Regioni. Non solo è sempre più intollerabile che regioni importanti come il Lazio, la Sicilia, la Sardegna, la Calabria a oltre 15 anni dalla modifica del Capo V della Costituzione non definiscano norme tali da permettere agli operatori funebri di questi territori di rinnovare le proprie attività e qualificare degnamente i servizi offerti, ma si impone anche la revisione di norme ormai datate, in qualche caso vecchie di quasi 15 anni, che necessitano correzioni, più o meno profonde o radicali modifiche su specifici aspetti. D’altro lato è pur vero che questi processi hanno già visto alcune avvisaglie, come nella Regione Emilia Romagna, nella Lombardia, per citarne solo due.

Da queste pagine la proposta rimane quella che sempre e con coerenza Federcofit ha avanzato: le organizzazioni del settore più rappresentative, quelle, quindi che portano la responsabilità più grande, riprendano il confronto con la disposizione al COMPROMESSO per suggerire proposte percorribili ed utili alla tutela del settore, e della sua professionalità, e delle famiglie colpite da un lutto.

Chi è d’accordo batta quindi un colpo e si sappia, finalmente, di fronte a tutta la categoria chi vuole andare avanti e chi, invece, non intende mollare in nessun modo i propri personali interessi.

Cristian Vergani

Presidente Federcofit