Grandi evoluzioni e trasformazioni nella funeraria italiana negli ultimi 2/3 anni: capitale finanziario e francesi alla conquista dell’Italia

In questi ultimi 2/3 anni la funeraria italiana è stata ed è interessata da profonde trasformazioni. Dopo gli anni dell’ingresso nel panorama italiano di Pompes funebres generales de Paris (PFG), oltre un decennio addietro, confluite poi nel capitale americano e, successivamente, causa le conseguenze della prima crisi finanziaria mondiale, ritiratesi, qualcuno dice, con la coda tra le gambe, oggi si ripresenta un ingresso massiccio del capitale francese nel nostro paese.

Infatti, dopo la nascita di HOFI e la sua tumultuosa crescita tramite l’acquisizione di numerose attività funebri, in queste settimane si è annunciato e realizzato l’ingresso nel nostro paese del secondo polo funerario francese, FUNECAP, gruppo franco-belga con un fatturato dichiarato di 350 mln di Euro, cifre stratosferiche per la realtà funeraria italiana. Il Gruppo francese ha acquisito, comprato, il più significativo operatore nella cremazione, ALTAIR, gestore di numerosi impianti di cremazione nel nostro paese.

Certo, se entrambi. HOFI E FUNECAP, manifestano il rinnovato interesse del capitale finanziario o di grandi gruppi per la funeraria italiana, esse non debbono essere considerate alla medesima stregua, salvo la possibilità, sempre possibile, che HOFI non costituisca una sorta di avamposto della più forte e quotata FUNECAP.

Al di là delle dimensioni assolutamente lontane tra loro, una con fatturato dichiarato di 40 mln, l’altra di ben 350 mln, è la loro storia che sembrerebbe esprimere profonde diversità.

HOPI nasce e si sviluppa in Italia esprimendo un impegno, vedremo nel futuro se lungimirante o no, per creare anche nel nostro paese un soggetto economico forte e resistente alle sfide della globalizzazione: un fenomeno endogeno, diciamo, figlio della cultura e tradizione, prevalentemente funebre, italiana, indipendentemente dal giudizio che ognuno può esprimere.

FUNECAP da alcuni decenni nasce e rappresenta realtà e tradizioni diverse, il mondo francese che, forse, costituisce la punta più avanzata della funeraria europea. Presente con rilevanza in tutti i settori della funeraria francese, funebre con numerose case funebri, cimiteriale con la presenza di numerosi impianti di cremazione e gestione di importanti strutture cimiteriali, assicurativo con previdenza funeraria e via andando. E’ questo mondo complesso, articolato e presente su tutto il territorio d’oltralpe che, con il sopporto copioso ed interessato del capitale finanziario (si parla di centinaia di mln di € disponibili da parte di fondi di investimento) sbarca in Italia con volontà e disegni molto ambiziosi.

Come nella prima edizione da parte di P.F.G. de Paris, anche in questo caso l’Italia è considerata “terra di conquista”?

La prima considerazione ed il fondato timore è questo.

FUNECAP ITALIA SPA, con capitale sociale di quasi 7 mln di €, anche se sottoscritto in minimissima parte, se così si può dire, (solo € 50.000,00 dai dati camerali) compra il 100% di Altair funeral Srl (cap. soc. € 4.000.000,00) ed avvia la sua avventura italiana affermando a chiare note di voler rappresentare il primo soggetto dell’imprenditoria funeraria, quindi funebre e cimiteriale, europeo: obiettivo molto chiaro ed ambizioso.

A differenza di altri paesi europei avanzati, il sistema funebre italiano non brilla per forza e consolidata capacità interna: non solo è caratterizzato da una eccessiva polverizzazione ed “individualismo” aziendale (le uniche aggregazioni sviluppate sono rappresentate dai Centri servizi presenti in alcune regioni e quasi esclusivamente nelle grandi città) ma anche da una legislazione vecchia, superata e politicamente disattenta ai problemi del fine vita e del trattamento dei defunti e dei cadaveri (le disposizioni nazionali sono rappresentate dal DPR 285/90 vecchio di oltre 30 anni …).

Purtroppo anche quei percorsi virtuosi che negli anni ’70 del secolo passato portarono ad importanti aggregazioni aziendali (OFISA di Firenze, Generale di Genova per citare le più significative) si sono fermati ad una funzione di difesa dell’esistente senza lo sviluppo che la funeraria ha registrato in altri paesi e particolarmente in Francia ed oltreoceano.

Difficile dire se sarà, come si dice, una passeggiata o se, come è successo nel passato, qualcuno dovrà ritornare a casa propria con le pive nel sacco.

Sicuramente non sfuggono le diversità, rispetto al passato, che, tra le altre cose, impongono anche alle Federazioni più serie e responsabili del settore riflessioni e comportamenti adeguati alle prospettive oggi prevedibili.

Non si parla più dei due settori della funeraria, il funebre ed il cimiteriale, tra loro separati e distinti: in entrambi i casi, HOFI e FUNECAP, si guarda in modo onnicomprensivo al settore, adeguandosi alle disposizioni di legge con le incompatibilità previste dalle disposizioni di legge regionali, ma con una marcata unità direzionale e strategica, addirittura per FUNECAP si parte proprio dal cimiteriale, i forni crematori, per penetrare e crescere nell’intero comparto. Non solo, a nessuno può sfuggire la diversità dell’approccio a queste attività da quando, grazie alle leggi regionali, anche in Italia si stanno affermando le nuove strutture di servizio rappresentate dalle “Case Funerarie”: l’attività funebre ha mutato profondamente le proprie peculiarità riducendo drasticamente il peso delle relazioni nell’esercizio di questa attività a vantaggio della qualità oggettiva dei servizi proposti ed offerti alle famiglie; il ruolo dello storico titolare non è più l’unico elemento di forza per garantire il successo dell’impresa.

Gli elementi sottolineati pongono anche alle Federazioni più responsabili del settore nuove domande e nuovi impegni: rappresentare e tutelare gli interessi degli operatori del settore significa in primo luogo, ed ora ancora di più, rafforzare il tessuto imprenditoriale delle imprese funebri italiane dai vari punti di vista: normativo, organizzativo e strutturale.

Sono nuovi impegni per le Federazioni che non sono chiamate direttamente in causa come imprese ma chiamate ad indicare percorsi e nuove relazioni imprenditoriali utili ad una equa e corretta competizione.

CARONTE