Vaccini: Federcofit scrive al Presidente della Repubblica

Egregio Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,

Le scrivo in rappresentanza di una categoria che nessuno, dall’inizio della pandemia Covid 19 a oggi, ha ringraziato come merita: gli operatori funebri.

Una categoria che svolge un servizio di pubblica utilità, sempre reperibile, capace di assorbire carichi di lavoro elevati senza mai privare i dolenti della minima inefficienza, del più piccolo ritardo, del conforto necessario.

Una categoria che ha lasciato sul campo delle vittime per il Covid 19, contratto esercitando il mestiere con abnegazione, senza lamentarsi, esposta al rischio, lavorando in piena contiguità con la malattia e il personale sanitario, tuttavia a questo mai equiparato: perché invano ha atteso che in un piano vaccinale fosse menzionata.

Questa è la realtà. Nonostante sia innegabile l’esposizione al rischio pressoché quotidiana, gli operatori funebri sono sempre stati ignorati, e a nulla sono valsi gli appelli alle Regioni, le mozioni, le interrogazioni anche a livello parlamentare. Il vaccino c’è stato per tutti, ma non per gli operatori funebri. Come se la loro attività dovesse ricadere nel “lavoro sporco”, di scarsa nobiltà, da tacitare e ignorare, su cui soprassedere come necessaria, ma invisibile operosità. Eppure, come avrebbe dato senso al nostro impegno vedere la nostra categoria affiancata al personale sanitario e alle Forze dell’Ordine, riuniti nella comune missione dei servizi essenziali e della loro funzione solidale.

Quanta amarezza, egregio Presidente, vedere i nostri uomini tornare a casa carichi di apprensione. Perché ci sono situazioni in cui fare il proprio dovere non basta per essere motivati. Non basta quando il portato negativo – fisico e psicologico – del proprio lavoro può involontariamente trasferirsi sui figli o genitori anziani. Ed è in queste situazioni che si devono tendere le braccia delle Istituzioni per garantire presenza a chi presente è e sempre sarà.

Per non parlare dell’amaro dileggio a cui si è sottoposti quando ci si sente dire che dal Covid 19 la categoria ci ha guadagnato, quasi come se la natura delle cose trasformasse un lavoro in sciacallaggio. Ovviamente non è così, e farebbe piacere vedersi riconoscere un merito. Che, lo sottolineo, è un merito di categoria, non di un qualche talento individuale.

Gli operatori funebri sono professionisti che non fanno notizia, che nessuno ha mai intervistato, ma che trovi sempre al loro posto, con l’empatia giusta per stare accanto a chi soffre, la serietà delle circostanze e la voglia di far bene che è tipica dell’impresa italiana.

Anche noi siamo eccellenza, anche noi siamo forza, anche noi siamo popolo. Ed è ora che le Istituzioni ce lo riconoscano. Papa Francesco ci ha onorati del suo ringraziamento, e il suo encomio ci ha colmato il cuore di orgoglio, dandoci coraggio e rischiarando il viaggio di umana solitudine in cui troppo spesso ci sentiamo proiettati. Ma è giusto che anche le Istituzioni laiche, la politica, la burocrazia lo facciano: le mancate risposte alle formali richieste sui vaccini hanno rivelato un’assenza di considerazione onestamente spiacevole e incomprensibile.

Le chiediamo allora, dall’alto del Suo responsabile incarico, un piccolo gesto di pubblico riconoscimento per la categoria degli operatori funebri, perché possiamo sentirci parte attiva di un’opera di ricostruzione che riporterà l’Italia agli splendori che merita.

In fede
Cristian Vergani
Presidente Federcofit
(Federazione del Comparto Funerario Italiano)
Via Pier Francesco Mola 46
20156 Milano