Qualcosa di più di un cambio della guardia alla San Siro di Milano

I rumors che ci hanno assordato in queste settimane hanno avuto una loro conferma: la San Siro cambia volto, registro e velocità di passo.

Si tratta di un fatto di grande rilievo, almeno per il nostro piccolo settore. L’impresa funebre, o il gruppo funerario, più importante della Lombardia e tra i primissimi del nostro Paese “passa di mano” per usare un termine molto schematico.

Il gruppo San Siro, fondato nel 1965 dal Commendatore Alcide Cerato gestisce migliaia di servizi funebri tra Milano ed hinterland, ed è titolare di due Case Funebri a Milano e di una importantissima attività  di monumenti e servizi cimiteriali.

La novità

Entra in campo Augens Capital che insieme alla famiglia Cerato e con il supporto finanziario di Banco BPM e di Banca Interprovinciale Illimity perfezionano la cessione del 100 % del gruppo San Siro.

La holding HOFI si pone l’obiettivo di creare il primo gruppo funerario italiano ad azionariato istituzionale seguendo le orme designate da precedenti esperienze  Francesi ed Inglesi.

A differenza dei “cugini” francesi e dei “brexittiani” inglesi, in Italia il settore funerario rimane costituito da una estrema frammentazione rimanendo saldamente in mano alla gestione familiare con tutti i pro ed i contro che questo assetto genera.

Sicuramente è finita un’epoca ed inizia un nuovo percorso fino ad oggi non sperimentato nel nostro Paese se non, in qualche misura, a Firenze con la storica OFISA.

Cambio di passo e mano tesa

Marco Mantica Presidente di Augens Capital :Vorremmo che la holding HOFI e San Siro diventassero il partner preferenziale di quegli operatori che desiderano aggregare la loro realtà per migliorare la propria offerta e per assicurare la continuità della propria azienda. Siamo inoltre molto orgogliosi di aver ricevuto il finanziamento di questa importante operazione per Milano”.

Riteniamo che HOFI abbia tutto quello che sulla carta necessita per portare una significativa differenziazione di gestione anche nel settore funebre.

Risorse finanziarie, competenze manageriali, strumenti, regole, relazioni, processi e sistemi aziendali, know how (attraverso Andrea e Massimo Cerato che  verranno rispettivamente nominati Presidente e Amministratore Delegato) sono i presupposti attraverso i quali la neo San Siro cercherà di creare un gruppo che dovrà operare con un respiro, una approccio ed una velocità differente.

Quando una holding ti corteggia per sposarti non ti chiede solamente la “dote” con la quale devi necessariamente presentati all’altare, ma vuole anche sapere quali sono i tuoi piani per il prossimo futuro.

Elemento principale e grande incognita rappresentano le future prossime azioni che la neo San Siro indubbiamente metterà in campo.

Interpretando le parole del Presidente Mantica supponiamo che il gruppo intenda estendere la possibilità di collaborazione e di acquisizione nei confronti di quelli che sino ad ora si potevano essere considerati puramente competitor del gruppo. Percepiamo tra le righe l’intenzione di uscire a respirare aria differente da quella della fitta nebbia milanese.

Giovanni Caciolli

Prima di tutto un pensiero al fondatore della San Siro, al, mi si permetta questo termine con molto affetto, vecchio Alcide. Uomo difficile e con il quale tanti sono stati gli scontri, ma, forse, l’uomo che, pur con tutte le pecche a lui accreditabili e sotto molteplici punti di vista, ha visto più lontano di tutti gli operatori funebri italiani, o quasi, interpretando il futuro e le prospettive di questo settore, e realizzando strutture all’avanguardia della funeraria europea. Certo l’ingresso di un soggetto finanziario nel settore funebre italiano ed in una città “europea” come Milano deve attivare una riflessione attenta da parte di tutti i protagonisti del settore.

Si tratta di un tentativo di penetrazione un settore profittevole, ma destinato a naufragare ed a ripetere l’abbandono come già sperimentato negli anni passati o si tratta dell’avvio di una fase di “maturità” per la funeraria italiana con un rapporto nuovo, più “industriale” per intendersi, dove i soggetti in campo sono molto più articolati rispetto alla tradizione “famigliare” italiana dove il fondatore accompagna i propri figli e la propria famiglia nella gestione dell’impresa?

L’intervento del capitale finanziario porta, conseguentemente, anche ad un modello nuovo che non può rimanere isolato; la prospettiva non potrà che essere il tentativo di coordinare e mettere in sinergia molteplici interventi tra loro coordinati sotto una comune filosofia di intervento; sarà una rete di imprese e case funebri? Sarà un’altra modalità operativa? Non è prudente azzardarci in queste ipotesi; quello che è certo è che, se non sarà una bolla di sapone, le logiche e lo sviluppo del settore avranno un’accelerazione ed una evoluzione nuova ed impensabile.

Riccardo Salvalaggio

Alcuni di noi accolgono l’ingresso, anche in questo settore, di un investitore puramente finanziario, come una cosa dalla quale allontanarsi con sospetto. Altri, tra cui io, vedono invece un possibile radicale cambiamento che potrebbe far nascere nuove prospettive e nuovi “comportamenti” in un settore così impermeabile alla collaborazione.

Pensare che il nuovo sia sempre simbolo di pericolo è sbagliato. Certo, bisognerà prestare attenzione e capire da che parte tirerà questo nuovo “vento” spinto da energie e motivazioni non personalistiche.

Assistiamo alla nascita di un concetto differente di impresa. Non più riconducibile ad un cognome, ma decisamente più ad un management che opera, agisce, si rapporta al mercato con differenti linee guida e azioni non riconducibili alle decisioni di poche teste.

Questo settore non ci è abituato, noi non ci siamo abituati. Sarà importante e stimolante, capire, attenzionare, analizzare e studiare a fondo il fenomeno. Ritengo maturo il terreno per la nascita di un concetto differente e coltivo la speranza che possa essere una nuova medicina per curare i mal di pancia generato dalle dinamiche croniche che affliggono questo settore. Il futuro ci dirà qualcosa di più.

 

Intanto vi abbiamo dato sufficienti motivi di riflessione a tutti gli operatori funebri e, ci venga consentito, anche un augurio di buon lavoro al management, nonché ai “vecchi” ex titolari, di questa vecchia e nuova San Siro.