In nome del Papa Re, o della cremazione

Per risuscitare con Cristo, bisogna morire con Cristo,
bisogna «andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore»
(2 Cor 5,8).

il crematorio di Woking (GB)
Il crematorio di Woking (1878) prima struttra del genere in Gran Bretagna.
Autore sconosciuto (XIX secolo) – immagine da https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=42953711

La Chiesa Cattolica per espressione dei suoi vescovi, ha recentemente stabilito che sia accettata anche la pratica della cremazione a condizione che le derivanti ceneri siano custodite presso luoghi consacrati (cimiteri) e che non se ne disponga la loro dispersione o che la scelta cremazionista non sia frutto di animo negazionista o avverso alla chiesa cattolica o nei confronti di uno dei suoi dogmi cristiani.

Questa è a parere nostro la conseguenza del diffondersi di una scelta che sempre più è divenuta “popolare” e che ha conquistato svariati “seguaci” anche tra i più fermi e convinti frequentatori dell’ambiente clericale e generando conseguentemente un’inversione di tendenza da parte di un organismo così radicalmente storico (1542) come la Congregazione per la Dottrina della Fede.

Bei tempi erano quelli in cui dal 1571 e per tre secoli a venire sotto l’inquisizione, la cremazione aveva un nome diverso (rogo) era concessa come unico principio purificatore ed i requisiti per potervi accedere erano che dovessi essere rigorosamente vivo e quindi il motto popolare che recita: “si stava meglio quando si stava peggio” viene ancora una volta decisamente smentito.

Quindi ora, ai giorni nostri, avendo ottenuto il bene placido di essere cremati da morti direi che abbiamo sicuramente fatto qualche passo avanti rendendo la cremazione quantomeno meno dolorosa e riconoscendole anche una valenza cristiana socialmente e clericalmente “accettabile”.

Ironie a parte, chi vi scrive non è un fermo e convinto assertore della cremazione, ma nemmeno un oppositore in quanto, se tale pratica, trascurando cenni storici quali vichinghi o induisti (cosa che noi non siamo), venisse adottata per ferma convinzione e con lucidità esprimendo volontà in vita della destinazione del proprio corpo dopo il trapasso allora è giusto e corretto che si possa destinare il proprio divenire e disporre nella direzione che ognuno decida nella propria libertà.

Laddove invece la volontà venisse decretata solo ed esclusivamente da parte degli aventi titolo (figli o eredi) in contraddizione con la volontà del de cuius, solo perché con tre lire si sistema definitivamente un problema senza doverlo trascinare in là con il tempo, allora tale pratica perde tutto il proprio intrinseco significato sfociando in un mero smaltimento di rifiuti organici come l’umido che portano via sotto casa mia il sabato mattina.

Punti di vista, condivisibili o meno, che comunque innegabilmente hanno generato per il settore delle imprese funebri una forte pressione e un inevitabile cambiamento di direzione che talvolta ha reso succubi gli impresari che non hanno avuto la capacità di “adattarsi” a questa inversione di tendenza da parte della propria clientela.

Ci sono state alcune imprese che di questa scelta sempre più frequente ne hanno fatto un cavallo di battaglia costruendo intorno a questo triste evento un rito capace di riproporre con forza l’importanza e l’attenzione nei confronti di quella scelta di fine vita diversa, ma che pur sempre rappresenta la personificazione del nostro caro che ci è venuto a mancare.

Questo non vuol dire furbizia, ma intelligenza e lungimiranza nel cercare di mantenere tradizioni anche in situazioni che potrebbero rappresentare una forte spersonalizzazione dell’evento morte.

Se il tempo e le condizioni della società cambiano, com’è giusto che sia, lo spirito di adattamento deve andare incontro a tali mutazioni, pena il soccombere, anche specializzandosi o formando il proprio personale con ruoli quali ad esempio “il cerimoniere”.

Questa preziosa figura dovrà curare e sviluppare nuovi approcci con la propria clientela a secondo dell’esigenze che diverranno sempre più individuali da parte delle famiglie che si rivolgeranno agli operatori di domani, poiché è mia opinione che finalmente i servizi funebri standardizzati e fotocopia andranno a scemare in prospettiva di una sempre più diffusa laicità e diversificazione della struttura che comporrà la stratificazione della nostra futura società.

Chi nelle prossime generazione non sarà in grado di adattarsi, si troverà sorpassato anche da “i nuovi arrivati” che appunto perché non condizionati o frenati da un preponderante passato, avranno l’apertura mentale di adattarsi alle esigenze che richiederà quello che sarà il mercato in quel determinato momento storico.

Meditate gente meditate …